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Niccolò Machiavelli, chi era questo grande genio?

Quando si pensa ad una persona brillante, geniale, che eccelle in qualsiasi campo dell’arte, della scienza, della cultura e dell’intelligenza in generale, uno dei primi pensieri va senza alcun dubbio al grande Niccolò Machiavelli, considerato da tutti uomo ‘universale’, alla stessa stregua di Leonardo da Vinci. In fondo l’epoca è la stessa e lo scenario anche (ci troviamo nella Firenze di fine 1400, inizio 1500), e questi due uomini di grande cultura ed intelligenza hanno certamente lasciato un segno indelebile della loro esistenza.

E’ stato praticamente lui a creare quel ramo delle scienze sociali che studia la politica avvalendosi di metodi empirici, lui quello che ha dato vita alla cosiddetta scienza politica moderna; infatti, il suo stile non era basato sui soliti modelli letterari di quell’epoca, ma fondava le sue basi su metafore, immagini, paragoni che avevano ‘concretezza’, usando magari degli esempi veri, di cose reali, essenziali, che rendessero immediatamente l’idea di ciò che egli voleva comunicare.

Cenni biografici

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Niccolò Machiavelli nacque il 3 Maggio del 1469 a Firenze, città dove morì dopo 58 anni (21 Giugno 1527); come accennavamo prima, quest’uomo rende perfettamente l’idea di quello che è il ‘genio umano’, essendo stato un eccellente storico, politico, diplomatico, scrittore, drammaturgo, filosofo, nonché secondo cancelliere della Repubblica Fiorentina dal 1498 al 1512. Frutto dell’amore tra papà Bernardo Machiavelli e Bartolomea Nelli, a 7 anni d’età il piccolo Niccolò iniziò a studiare latino, aritmetica, grammatica, e soltanto un paio d’anni dopo già si cimentava nei suoi primi componimenti.

Adorava leggere Cicerone e Tito Livio, poi qualche anno più tardi iniziò ad appassionarsi anche agli storici greci leggendo le traduzioni latine dei più grandi classici di Plutarco e Tucidide; la sua ottima formazione culturale, ed il vivo interesse mostrato per la vita sociale e gli affari pubblici, lo portarono ad essere eletto secondo cancelliere della Repubblica Fiorentina, ed iniziò ad occuparsi di curare i rapporti con gli ambasciatori della Repubblica.

Lo stile ‘machiavellico’

Ma veniamo al lato artistico di Niccolò Machiavelli; bisognerebbe innanzitutto scindere la sua vita in due fasi, quella strettamente legata ai suoi impegni politici e sociali con la ‘cosa pubblica’, e quelli invece più meditativi ed artistici che iniziarono quando invece si allontanò dalla politica, essendo successivamente stato costretto all’esilio forzato. Nella prima fase egli dovette occuparsi di faccende pubbliche, di relazioni diplomatiche; era infatti quello il tempo in cui Firenze cercava di riconquistare Pisa, concessa ai francesi da Piero de’ Medici, e Machiavelli viaggiava spesso per incontrare gli uomini politici più influenti del circondario ed assicurarsi un aiuto per cacciare via i francesi.

In ambito psicologico, il termine machiavellico indica una predisposizione al netto rifiuto della morale, che egli reputava strumento di manipolazione; impassibilità ed insensibilità erano le caratteristiche del machiavellismo, nato quindi come uno stile concreto ed essenziale, assolutamente non contaminato da alcun segno di empatia, e volto unicamente a dare una visione della realtà nuda e cruda, senza trucchi né illusioni.

Opere maggiori di Niccolò Machiavelli

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Come accennato, in un certo senso Machiavelli dedicò buona parte della sua vita (almeno i primi trent’anni) alla ‘cosa pubblica’, e di conseguenza la maggior parte dei suoi scritti hanno carattere prevalentemente politico, giuridico, e diplomatico; il pensiero machiavellico appare però subito chiarissimo, mettendo in risalto la sua grande voglia di scrivere qualcosa di veramente utile, qualcosa che sia libera da schemi e luoghi comuni e che arrivi direttamente a destinazione.

Discorso fatto al magistrato ‘de Dieci sopra le cose di Pisa, De natura gallorum, Ritratto delle cose di Francia, rappresentano se vogliamo la prima parte della vita di Niccolò Machiavelli, fino ad arrivare poi all’apice della sua genialità con Il Principe, sua ‘opera magna’ composta a cavallo tra il 1513 ed il 1514. Il Principe è un vero e proprio saggio di dottrina politica nel quale l’autore descrive le caratteristiche dei principàti, e tutte le tecniche ed i metodi per conquistarli e tenerli a regime, esponendo le sue teorie su come dovrebbe essere un buon Principe e come dovrebbe amministrare il suo principato.

Il Principe

Il Principe ideale secondo Machiavelli deve essere una persona pronta ad emulare comportamenti di grandi uomini, siano essi contemporanei o appartenuti al passato, deve saper dimostrare al popolo che il suo lavoro è indispensabile ed imprescindibile, deve avere grande intuito politico e deve sempre sapere come comportarsi davanti ad ogni situazione, dev’essere saggio, ma all’occorrenza deve anche saper ingannare; in poche parole, un buon Principe deve sapere come ottenere stima e rispetto, e lo deve fare con i fatti, le parole in pompa magna non servono a nulla.

Nel pensiero machiavellico sono dunque la salvezza e l’integrità dello Stato i fini da raggiungere, ed Il Principe deve saper anteporre questa necessità a tutte le altre, proprio in quanto servitore dello Stato. Ventisei capitoli di varia lunghezza, tutti preceduti da titoli in latino (che generalmente sintatizzano gli argomenti in essi trattati), ed una dedica, compongono questa colossale opera letteraria che non dovrebbe mai mancare sugli scaffali delle nostre biblioteche.

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