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Emilio Salgàri e le saghe d’avventura

Il romanzo d’avventura appare per la prima volta in Italia verso la fine del secolo XVIII, ed ha in genere come filo conduttore un viaggio in terre lontane ed ostili, perchè è proprio in queste circostanze che si celebra la forza di volontà dell’uomo, il coraggio, il suo ingegno per superare gli ostacoli che incontra lungo il cammino. Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgàri, o più semplicemente Emilio Salgàri, è stato uno tra i più importanti scrittori italiani del periodo compreso tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, probabilmente il pioniere di questo genere letterario nel nostro paese.

Emilio Salgàri è diventato famoso grazie soprattutto ad alcuni romanzi d’avventura da cui è stato tratto spunto per produzioni cinematografiche e serie televisive di enorme successo, ma il suo bagaglio di composizioni non si limita solo ai circa 80 romanzi, vantando inoltre più di 100 racconti scritti nel corso di una vita che, tra l’altro, è stata anche abbastanza breve.

Cenni di biografia

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Nato a Verona nel 1862 da madre veneta, Luigia Gradara, e Luigi Salgàri, Emilio trascorse la sua adolescenza nel piccolo comune di Negrar in Valpolicella, per poi trasferirsi a Venezia e frequentare l’Istituto Tecnico e Nautico Paolo Sarpi con la speranza di diventare Capitano di Marina, cosa che però non avvenne mai. Tornò quindi a Verona nel 1881 ed intraprese la carriera giornalistica iniziando a scrivere nelle ‘appendici’ di alcune testate giornalistiche regionali. Nel 1887 perse la madre e due anni dopo anche il padre, gettatosi dalla finestra perché convinto di avere una malattia incurabile, due eventi che crearono non pochi scompensi nella sua vita.

Tre anni dopo, il 30 Gennaio 1892, lo scrittore veronese sposò l’attrice di teatro Ida Peruzzi, con la quale mise al mondo la sua primogenita Fatima; i tre se ne andarono a vivere prima ad Ivrea, poi a Cuorgnè, e poi ancora nel piccolissimo comune di Alpette, che a quei tempi contava soltanto 240 abitanti. Fu li che la famiglia Salgàri aumentò di numero con la nascita dei suoi tre figli maschi Nadir, Romero, ed Omar, anche se poi purtroppo tutti persero la vita in età molto giovane, uno a causa di un incidente stradale, e gli altri due si suicidarono, esattamente come fece il nonno.

Il ciclo indo-malese

Nel corso della sua vita, breve ma molto prolifica, Emilio Salgàri è stato un grandissimo appassionato di cultura generale, con particolare interesse verso la scoperta di nuovi luoghi e nuove culture; ha viaggiato pochissimo, ma nonostante ciò è riuscito, con il solo ausilio di enciclopedie ed atlanti geografici, a creare circa 1300 personaggi di fantasia e storie d’avventura ambientate in posti mai visti, cosa che solo un genio poteva essere in grado di fare.

Il ciclo indo-malese è in pratica la saga che ha reso celebre Emilio Salgari, una serie di romanzi che ha tenuto occupato lo scrittore per circa 30 anni dal 1883 al 1913, diciamo pure il periodo più prolifico in quanto ad opere sfornate. Si compone di una serie di romanzi d’avventura ambientati per lo più tra India e Malesia, con personaggi e luoghi immaginari che hanno fatto la storia della letteratura italiana in questo genere; in molti ricorderanno Sandokan e le Tigri della Malesia, la principessa Marianna, il coraggioso Yanez, perché le loro avventure sono state molto seguite soprattutto in tv negli anni tra il 1974 ed il 2008.

Il declino e la sua morte

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La vita di Emilio Salgàri è stata, come detto, breve, intensa, ma anche parecchio sfortunata, al punto che, dopo aver perso prematuramente sia il padre che la madre, altre disavventure si abbatterono sulla sua vita, già segnata da un forte stress a causa dei ritmi incessanti di lavoro ai quali era sottoposto per far fronte ai debiti che aveva. Per obblighi contrattuali doveva scrivere tre libri l’anno, e quando era all’opera lo scrittore veronese beveva molto e fumava più di una ciminiera; a ciò si aggiunse il ricovero della moglie al manicomio, cosa che lo intristì al punto di tentare il suicidio più volte, impresa che portò tristemente a termine il 25 Aprile 1911 quando si tolse la vita squarciandosi gola e ventre con un rasoio.

Colpita da tubercolosi, nel 1914 venne a mancare la primogenita Fatima, e poi nel 1922 morì anche la moglie nel manicomio in cui era ricoverata, ma non finisce qui; nel 1931 si suicidò anche Romero, uno dei suoi tre figli maschi, e cinque anni dopo perse la vita pure l’altro figlio Nadir a causa di un incidente stradale. Il triste quadretto di famiglia si completa con il suicidio dell’ultimo figlio rimasto, Omar, gettatosi dal secondo piano della sua casa di Torino il 5 Novembre del 1963.

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